28 maggio, Novosibirsk

Prosegue la marcia verso oriente ed anche gli Urali, insieme a tutta l`Europa ed all`inverno, scompaiono lentamente alle spalle. Poco oltre Ekaterinburg comincia ufficialmente la Siberia, che mi accoglie con tre giorni in fila in cui la temperatura sfiora i quaranta gradi e nei quali si impone una lunga sosta pomeridiana.

Non e` facile descrivere le impressioni che si formano viaggiando attraverso questa sterminata regione. Il paesaggio e` monotono e la pianura e` semplicemente un bosco di pini e betulle (la taiga), oppure un campo che si perde oltre l`orizzonte; i villaggi sono rari e simili tra di loro. Viaggiando ai venti chilometri orari si ha talvolta l`impressione di non spostarsi affatto e di arrivare la sera nel medesimo luogo in cui si e` partiti al mattino. Ma la Siberia e`un territorio particolare dove ogni elemento umano e non che forma il paesaggio e che a prima vista e` insignificante puo` contenere in se` una componente affascinante: gli uccelli di specie mai viste prima che sorvoleranno gli acquitrini fino a che, forse, non andranno a svernare nel sud asiatico; oppure i bambini che la sera occupano le vie dei villaggi con le loro biciclette e i loro giochi; oppure qualche viandante dai tratti somatici esotici.

Il viaggio, inoltre, puo` continuamente riservare strane sorprese. Una tra le piu` grandi e gradite mi capita in un anonimo alberghetto di campagna: nei corridoi incrocio e conosco tre maratoneti russo, giapponese e danese. Sono partiti da Londra sei mesi fa ed intendono completare il giro del mondo di corsa; impiegheranno quasi due anni.

Le stesse citta`, oasi di modernita` in un ambiente semiselvaggio, sono una sorpresa quando compaiono improvvisamente ad interrompere la taiga. La prima che incontro dopo Ekaterinburg e` Tiumen, antico avamposto russo durante la colonizzazione dell`est. Dieci anni fa circa sono stati scoperti grossi giacimenti di petrolio e gas naturale che l`hanno resa ricca quasi quanto un emirato arabo; oggi, tra banche e nuovi condomini che ospitano uffici od eleganti appartamenti, davvero non sembra di trovarsi in una citta` ex sovietica della Siberia.

Successivamente c`e` Omsk, che invece si presenta al visitatore con una periferia di ciminiere, reattori ed alienanti palazzoni. Infine entro in Novosibirsk, terza metropoli russa e prima siberiana, tagliata a meta` da uno dei maggiori fiumi al mondo: l`Ob. Nel breve tempo in cui vi sosto, vengo ospitato da missionari italiani presso il convento francescano dell` “esaltazione della croce”; di fronte a buon vino ed a gustosi maccheroni oppure durante la festa della parrocchia che si celebra proprio in concomitanza del mio arrivo, mi sembra quasi di non essere cosi` distante da casa.

Ma la sensazione e` destinata a sparire in fretta: sulla strada per il Bajkal ritrovero` la taiga, i villaggi di legno ed i racconti di vita dei Russi. Ancora Siberia dunque; l`Italia puo` aspettare.