3 aprile, tra Grecia, Bulgaria e Romania

  Il 25 marzo lascio Salonicco per percorrere i 140 km che mi separano dal primo paese della Bulgaria. La città sembra essersi preparata apposta per salutare la mia partenza: le strade sono, a sorpresa, scorrevoli e ad ogni balcone sventola una bandiera ellenica. In realtà è festa nazionale ed in tutta la Grecia si commemora l’indipendenza dalla Turchia, cui hanno contribuito anche molti patrioti italiani. A completare il quadro contribuisce una splendida giornata primaverile.

I primi due giorni in Bulgaria, invece, non sono altrettanto agevoli. Subito dopo il confine mi attendono i monti Rodopi, con una pioggia fine che in quota diventa nevischio, con strade che a tratti mutano in strisce di fango e con una quantità inaspettata di lunghe salite. Tuttavia il fascino di tali zone di frontiera costituisce una sorta di compensazione: non siamo distanti dalla Turchia ed una forte minoranza turca si mescola alla popolazione di origine slava.

Non è per nulla difficile riconoscere questa presenza testimoniata dai numerosi carretti trainati da muli o cavalli, dai vestiti caratteristici, dai minareti che si alzano sopra i villaggi e dalla voce dei muezzin che annunciano la preghiera. Tutto ciò fino a quando le montagne si addolciscono diventando colline e talvolta pianura. Lo scenario non evoca più l’impero ottomano, ma il regime comunista. Lo si nota osservando ciò che ancora rimane in eredità da quella recente esperienza, come i lunghi ed alienanti palazzi o le automobili dell’industria sovietica; ma paradossalmente anche dalla vitalità ed intraprendenza dei Bulgari, liberi, dopo decenni di repressione, di cercare nuovi stili di vita.

L’esempio più eclatante lo trovo sulle coste del mar Nero, dove una diffusa imprenditoria turistica è riuscita a soddisfare le esigenze del turismo di massa, soprattutto tedesco: la città di Varna ed il tratto costiero adiacente hanno un ruolo simile a quello di Rimini, ma posseggono un’eleganza inimitabile. Dopo circa 900 km in cui si passa dal mare all’alta montagna e di nuovo al mare entro in Romania. In una sola tappa raggiungo Tulcea, importante porto fluviale del Danubio.

Dalle alture locali si ha un’ampia veduta del delta che il fiume va a formare incontro al mar Nero: si osservano in lontananza villaggi circondati dal verde e lambiti dal blu. Si vede anche la sponda ucraina: è lì che mi dirigerò con un breve tratto in traghetto, lasciando alle spalle la cultura latina per rincorrere quelle slave ed asiatiche.