Volgograd, 23 aprile 2004 Varcare il confine che
separa la Romania dall`Ucraina si rivela piu` difficile del previsto: la via
fluviale, Il primo di essi cade il 10 aprile, quando si ricorda la cacciata degli invasori nazifascisti: al parco della rimembranza sfilano lentamente i veterani medagliati, si ascoltano discorsi pomposi e si organizzano gare sportive. Successivamente, a Pasqua e Pasquetta, nei giardini e sulle spiagge del mar Nero la gente si affolla per banchettare con grosse quantita` di carne cotta alla brace e, soprattutto, con vino e vodka. Ripartire, dopo una tre giorni cosi` impegnativa, non e` semplice ed il tempo, che proprio ora decide di regredire all`inverno, non mi aiuta. A 250 km circa da Odessa una pioggia insistente ed una foratura in aperta campagna mi inducono a sperimentare i trasporti ucraini: basta una piccola mancia, secondo l` usanza locale, per convincere il conducente di un pullman che la bicicletta e` un bagaglio come tutti gli altri. Ne approfitto per circa 100 km fino a che l`autobus non raggiunge la prima citta` con albergo: li` riparo il danno con tutta calma ed all`asciutto. Il giorno dopo decido di raggiungere il confine russo dall`interno, anziche`, come progettato, costeggiando il mare fino a Rostov. Lo scenario cambia: non e` piu` quello desiderato dai turisti balneari, ma sembra decisamente piu` ostile. Ai fianchi della strada ed all`orizzonte c`e` una sterminata campagna coltivata a grano od incolta e gli alberi sono rari ed ancora senza fiori. I villaggi, composti da casette di legno circondate da piccoli appezzamenti di terra, si distanziano in misura sempre maggiore; transitando all`interno di essi si vede qualche banco che espone i prodotti delle fattorie locali: latte, patate, rape, talvolta miele e frutta. Dopo la citta` di Lugansk, centro universitario che la sera si riempie di giovani, entro in Russia. La Cecenia si trova 1000 km piu` a sud e c`e` un grosso movimento di mezzi militari, compresi numerosi carri armati, e di soldati mandati al fronte. Presto sperimento la disponibilita` della gente russa di cui gia` avevo sentito parlare: l`ospitalita` mi viene offerta senza il bisogno di chiederla, insieme a laute cene, colazioni ed all`immancabile vodka, che cerco cortesemente di rifiutare. Il primo grosso centro in cui sosto e` Volgograd. L`antica Stalingrad si allunga per circa 70 km lungo il fiume cui deve il nome ed e` dominata dal monumento che rappresenta la Madre Patria Sovietica; la statua, secondo quanto qui affermano, e` la piu` grande al mondo e non puo` passare inosservata agli occhi del viaggiatore. Dopo Volgograd il Volga sara` un punto di riferimento per alcuni giorni e mi accompagnera` fino a Samara, prossima tappa di rilievo prima degli Urali e della Siberia. |
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