2 luglio, Vladivostok Durante gli ultimi cinque giorni di
viaggio lascio la Siberia e mi addentro nelle regioni dell`estremo oriente
russo, caratterizzate dall`influenza dell`oceano Pacifico. Qui il clima estivo
e` particolarmente bizz In questo contesto il giorno della tappa finale arriva in fretta, forse troppo, e la mattina del 30 giugno, dopo circa cento giorni, mi appresto ad inforcare la bicicletta per l`ultima volta. Per una felice combinazione la giornata e` veramente ottima, forse la migliore di tutto il viaggio: il sole e` mite e tiepido; il vento, moderato ed a favore, non e` soffocante, ma porta un piacevole odore di mare. La distanza da percorrere, inoltre, e` breve, poco maggiore di cento km. e l`epilogo di un viaggio non semplice, assume le caratteristiche di una gita primaverile fuoriporta. La strada pullula di venditori ambulanti, un buon pretesto per effettuare alcune soste ed assaporare cosi` piu` a lungo questi momenti; sono inoltre le ultime occasioni per ascoltare le storie dei Russi. Certo cio` potra` ancora accadere sulla via del ritorno, ma non ci sara` piu` la presenza incombente della bicicletta, eccezionale strumento per scardinare la diffidenza della gente ed accedere alle loro confidenze. Per primo viene cosi` il turno della commerciante di fragole: le coltiva nella dacia di campagna e, come racconta mentre gusto il frutto del suo lavoro, sono ormai una delle poche fonti di sostentamento da quando, dopo la fine della Perestrojka, la fabbrica che le dava un`occupazione e` fallita. In seguito e` la volta della venditrice di bulocki, dolci ripieni di marmellata: i suoi nonni, di origine polacca, furono deportati in oriente durante la dittatura di Stalin. Poi la marcia riprende e finalmente, dopo oltre diecimila km. pedalati, giungo a Vladivostok, il “Signore dell`Oriente”, come si potrebbe tradurre in italiano. E` un`affascinante citta` di frontiera, adagiata su colline che scendono verso il mare. Con la caduta del comunismo, epoca in cui era chiusa agli stranieri e difficile da accedere per gli stessi Russi, e` tornata ad ospitare genti da diverse parti del mondo: lavoratori immigrati o pendolari dalla Corea del Sud e soprattutto dalla vicinissima Cina; turisti o trafficanti dal Giappone e anche da America ed Europa. Si nota soltanto l`assenza dei Coreani del nord, i cui confini nazionali, distanti meno di trecento km., sono invalicabili in entrata quanto in uscita. Appena entrato in Vladivostok chiedo alla gente come trovare l`indirizzo presso cui mi attendono; poi sistemo la bicicletta ed i bagagli nella camera dove alloggero` ed infine mi ristoro: e` la solita routine, ma e` l`ultima volta che si ripete. Tra qualche giorno saliro` su un treno e comincero` a percorrere il tragitto a ritroso verso ovest e verso l`Europa: sara` dunque ritorno a casa ed a cio` che e` noto e familiare. Ma non sara` semplice dire arrivederci, o forse addio, ad una realta` che per quanto sia lontana ed estranea, ormai un po` mi appartiene. |
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